Fascite Plantare e Osteopatia

Si tratta di una affezione infiammatoria che colpisce la fascia plantare, cioè un’aponeurosi del piede che si estende come una robusta fascia di tessuto connettivo fibroso a forma di ventaglio che origina dal calcagno e continua fino alle dita del piede. In sostanza si può dire che si espande dal retropiede all’avampiede. Dal punto di vista fisiopatologico, la fascite plantare sembrerebbe caratterizzarsi più per la degenerazione della fascia plantare  piuttosto che per una irritazione o infiammazione. Poiché spesso tale patologia causa sintomatologia lungo la fascia plantare, ove talvolta è presente anche una esostosi calcaneare, viene spesso definita come spina calcaneare, periostite calcaneare o dolore calcaneare. Attualmente, oltre alla scarsa correlazione dimostrata tra dolore e sperone calcaneare, si preferisce utilizzare il termine fasciopatia piuttosto che fascite per descrivere un’origine degenerativa (piuttosto che infiammatoria del disturbo). A livello attuale, la Fasciopatia  è considerata la causa più frequente di dolore inferomediale al calcagno e coinvolge soprattutto la persona adulta tra i 40 e i 60 anni di età. 

La fascia plantare svolge diverse funzioni:

  • Protegge le strutture più profonde del piede, come vasi sanguigni e nervi;
  • Sostiene e mantiene l’arco plantare;
  • È sede di inserzione per alcuni muscoli del piede;
  • Previene l’eccessiva dorsiflessione del piede;
  • Assorbe le sollecitazioni agendo come ammortizzatore di carichi
  • Funge da cuscinetto ammortizzatore del peso corporeo sia in fase statica che in quella dinamica, cioè durante la deambulazione.

 

Da ciò si evince l’importanza della Fascia Plantare e delle relative conseguenze di una scarsa salute di essa, quali una sua infiammazione o, peggio ancora, una sua degenerazione tessutale. Quali sono le cause di una Fascite Plantare?

 

In realtà, la vera causa è sconosciuta per circa l’80% dei casi. Si può semplicemente affermare che probabilmente più fattori concorrono a determinare il dolore.

Innanzitutto: 

  • Un mancato equilibrio a livello degli archi plantari che può portare a una diminuzione della capacità del piede ad adattarsi ad assorbire i carichi del corpo (sia rispetto al peso corporeo e sia rispetto al carico a cui è sottoposto durante il movimento)
  • La perdita di equilibrio muscolare, quindi incapacità del piede di sostenere la propria forma in statica e dinamica
  • La perdita della stabilità del piede a causa di una scarsa tenuta della componente legamentosa. 
  • L’aumento del peso 
  • Scarpe inadeguate, spesso eccessivamente strette

 

Esistono però fattori cosiddetti “di rischio” in grado in qualche modo di determinare terreno fertile all’insorgere della patologia. Infatti, la Fascite plantare o Fasciopatia plantare coinvolge sia la popolazione attiva (quella sportiva) che quella sedentaria. I più colpiti sono i runners, i maratoneti, coloro che percorrono lunghe distanze. Si stima che circa l’8-10% dei disturbi sia legato alla corsa. Negli atleti di alto livello, il piede è sottoposto a stress notevoli. Il dolore però aumenta se in allenamento non viene posta particolare attenzione alla tecnica o biomeccanica della corsa o della marcia, oppure se si corre su terreni troppo duri, o se le calzature non sono adeguate, strette o usurate. Questa patologia può insorgere anche nei runners che praticano attività sportiva giornalmente per un’ora o più prima o dopo l’attività lavorativa. 

La Fascite plantare può colpire anche la popolazione sedentaria e in particolare le donne sembrerebbero essere più predisposte. Infatti, il sovrappeso con un aumento della massa corporea di almeno il 30% sembrerebbe costituire un forte fattore di rischio scatenante . Anche attività lavorative che prevedono tempi lunghi in stazione eretta e magari anche con tacchi alti o senza tacco, costituiscono fattore predisponente la patologia. Ma non solo; anche camminate prolungate possono essere fattore di rischio. 

La Fasciopatia plantare può colpire anche i soggetti anziani in quanto la ridotta flessione dorsale della caviglia può essere fattore predisponente al piede piatto o cavo, oppure anche una asimmetria degli arti inferiori può causare dolori alla fascia plantare, come pure un deficit della muscolatura del piede.

È importante per il professionista Osteopata procedere prima di tutto all’Anamnesi per capire innanzitutto come sia esordito il dolore  e la tipologia del dolore che è tipico della Fasciopatia plantare. Inoltre, questo consentirà anche all’Osteopata di fare Diagnosi Differenziale con altre patologie che possono dare dolore al piede ma hanno cause più remote, come per esempio i disordini della colonna lombare o radicolopatie oppure può nascondere patologie di natura metabolica come il diabete o può essere dovuto a tendiniti del muscolo tibiale anteriore, etc. È fondamentale quindi capire in che modo è esordito il dolore, in quanto in genere il disturbo si manifesta in modo insidioso, senza una causa apparente. Tuttavia, molti pazienti riferiscono di aver subito un colpo oppure di aver incrementato il livello di attività quotidiana come per esempio lo stare in piedi più a lungo oppure aver aumentato la distanza coperta col cammino o una corsa, oppure hanno semplicemente messo i tacchi per molte ore…

Nel caso invece di soggetti anziani, la causa deve essere ricercata in modificazioni anatomiche funzionali relative o al piede o alla caviglia oppure più lontano a livello di anca o ginocchio. Anche la tipologia del dolore è caratteristica, poiché il dolore si manifesta in forma più acuta la mattina con i primi passi e dopo essersi alzato dal letto ma può insorgere a seguito di una attività protratta in stazione eretta. Si localizza in modo particolare nella regione plantare del calcagno. Inoltre il dolore migliora a seguito di qualche passo per poi decisamente subire un peggioramento man mano si procede con il cammino o con la corsa e diventare insopportabile a fine giornata. A questo punto il dolore diventa acuto: dà sensazione di bruciore e viene avvertito come trafittivo. Il paziente spesso ha difficoltà a camminare sui talloni e a salire le scale. L’osteopata procede alla valutazione del paziente, alla sua postura in stazione eretta e sul lettino. Valuta in toto il paziente, dal tratto cervicale a quello lombo-sacrale, valuta la mobilità di anche, ginocchia e caviglie perchè dovrà tener conto di eventuali cause scatenanti la patologia del piede anche lontane dalla zona dolorante. Deve essere comunque chiaro che alla palpazione del tubercolo mediale calcaneare ci deve essere positività al dolore come anche al Test Windlass in carico. Positività e quindi dolore anche durante la palpazione a livello inserzionale della fascia plantare.

Il Trattamento osteopatico risulta essere di ottimo aiuto nella risoluzione della fascite plantare in quanto analizzando la postura e la meccanica della colonna e poi dell’arto inferiore interessato ristabilirà la corretta postura. Si tratterà il piede e la fascia plantare con tecniche fasciali atte ad allentare la tensione muscolare della fascia plantare e tecniche meccaniche correttive a livello dell’articolazione della caviglia o tibio-tarsica. Si potrà poi dare al paziente esercizi di stretching da svolgere a domicilio relativi non solo alla fascia plantare ma anche a quelli della gamba, soleo, gastrocnemio e tendine d’Achille. Tutto ciò può essere di giovamento per la riduzione della sintomatologia del piede. Si consiglia l’applicazione del ghiaccio per ridurre l’infiammazione. Ancora una volta, la magia della Tecnica osteopatica è evidente: curare il sintomo trattando la zona interessata alla patologia senza perdere mai di vista tutto il resto, e soprattutto la postura della persona, come in questo caso.

Concludo con un’affermazione in cui credo fermamente e della quale ne ho fatto una mia linea guida:

SOLO CHI CREDE PROFONDAMENTE NEL PROPRIO LAVORO PUO’ TRASMETTERE IL VERO VALORE.